Il clan dei Camorristi fa più ridere di Zelig

Le serie TV nostrane mi affascinano sempre più, specialmente quando tentano di trattare argomenti seri come la criminalità organizzata senza trascurare una trama -per loro- decente. Il risultato? Ovviamente goffo ed esilarante. Partiamo dalla scelta del cast. Il boss camorrista sembra John Travolta: camicie anni 70 col colletto abnorme, collana d'oro, rolex d'oro, stessi limiti nella recitazione. L'accurata ricostruzione storica dei costumisti mi ha effettivamente lasciato basito. Un'altro attorone che mi ha colpito è quella specie di Ficarra in versione fotomodello di D&G/napoletano. Napoletano poi si fa per dire! Ma che lingua parlano tutti? Adesso, io non sono un esperto in quanto a dialetto napoletano, ma sono sicurissimo che quella pseudolingua non la parli nessuno al mondo. Un italiano napoletanizzato malamente che ha fatto sorridere me e, immagino, sganasciare dalle risate tutti i campani. Passiamo brevemente all'originalissima trama. Stefano Accorsi faceva già fatica a recitare in italiano, dunque per lui han trovato l'originalissimo espediente del magistrato terrone che lavora al Nord ma decide di tornare al Sud per combattere la delinquenza. Ma dio porco ma lo sceneggiatore era ubriaco? Nessuno sano di mente farebbe una cosa del genere!Altre vaccate: quel Ficarra napoletano è in galera in quanto ladro di galline e durante una rissa fra carcerati salva la vita ad un amico di un boss. Dunque, logicamente questo amico del boss lo ricompenserà facendo entrare Ficarra ed i suoi due amici ritardati nella Camorra. Logico no? Aggiungiamo poi: una storia d'amore scontatissima fra il fratello di Accorsi e la figlia di uno che ha casini con la camorra, i problemi di adattamento della moglie di Accorsi che appena arrivata in Campania pensa giustamente al suicidio, dei patetici ragazzini futuri ultras del Napoli che giocano a pallone per sfuggire alle tentazioni della malavita... E cosa otterrete? Una fiction italiana che è riuscita a far peggio del Capo dei Capi.